|
Scrivere sotto
la luna (20 agosto 2004, 18:45) Intervista di Antonella Mannini con Giuseppe Veronese autore dell’opera “C’era una volta il Natale” edita da Armando Dadò. Antonella: Per “Scrivere sotto la luna”, Giuseppe Veronese con il suo libro: “C’era una volta il Natale”. Bentrovato signor Veronese. Giuseppe: Buonasera. Antonella: Lei ha dedicato il suo libro a uno dei
suoi figli, Michele. Giuseppe: Sì, l’ho scritto due anni prima che nascesse, volevo un po’ parlargli, in futuro, narrargli del Natale e delle varie necessità della vita. Di fatto, dopo ho avuto la fortuna di avere Michele. Adesso ha dieci anni, e tempo fa ha letto lui stesso il mio libro e gli è piaciuto molto! Antonella:
Bene, è un libro per bambini ma non solo… Lei scrive sotto forma di
fiabe e mi viene in mente leggendo, per esempio, “Il piccolo principe” (Le
Petit Prince, di “Antoine de Saint-Exupéry”): quanto sono importanti i piccoli
gesti oppure pensieri nella vita quotidiana, le piccole cose? Giuseppe: Sì, per me sono molto importanti e fondamentali. Perché bisognerebbe distinguere le cose “materiali” dalle cose, tra virgolette, “spirituali”… Mi sono reso conto che un bambino fino a sei anni vive soprattutto di necessità spirituali, e man mano che cresce ha sempre più voglia di cose materiali (giocattoli, vestiti di moda, divertimenti sociali…). Mentre le cose che lo rendono forte, che lo rendono sicuro nella vita sono soprattutto l’affetto, la saggezza, il coraggio e la speranza, doni “spirituali” che si possono cogliere e percepire solamente con il cuore… Antonella: E soprattutto la famiglia, visto che lei
parla spesso di famiglia nei suoi racconti… Giuseppe: Soprattutto
la famiglia! Perché è la famiglia che dà questi valori al bambino, che li
dovrebbe dare, no? Purtroppo i genitori di oggi (sia mamme sia papà) sono
sempre più impegnati professionalmente, alla ricerca di altre cose… Nel
lavoro e nel guadagno cercano sempre più il “prestigio” e la “sicurezza”, e
per questo l’insegnamento dei valori “spirituali” delle volte viene a
mancare… Ho voluto appunto far riflettere i genitori, per far capire loro che
il nostro cuore ha bisogno di altro nutrimento, non solo appunto dello
stipendio e della “posizione sociale”… Antonella: Il bambino ha bisogno della presenza dei
genitori a casa… Giuseppe: Sì,
infatti nel primo racconto “La grande fiera del giocattolo” il padre si rende
conto di questo e rinuncia per Natale a un viaggio di lavoro a New York, per
poter stare vicino al bambino che in quel momento ha estremamente bisogno di
lui, della sua vicinanza e della sua compagnia. Antonella: Senta,
nelle sue fiabe, in un modo molto velato, veramente molto leggero, lei scrive
e fa presente diverse cose che sono un po’, come diceva prima lei, le
tendenze negative del nostro tempo, quindi la fretta… e lei suggerisce di
colmare i nostri vuoti con atti di buona volontà, no? Giuseppe: Sì,
appunto perché solo con la buona volontà si possono superare le varie
opinioni che sono tante volte superficiali... Quando, per esempio, si guarda
la televisione, si tende a isolarci e si viene spinti ad acquistare più
oggetti materiali… e soltanto con uno sforzo mentale si riesce a dire: “No!
Io non voglio acquistare questo, perché voglio dedicare un week-end alla
famiglia…!” Rinunciare a diverse compere inutili, per dare più sicurezza ai
bambini… con la propria presenza e partecipazione. Antonella: E
lei da molti esempi, infatti in un racconto (I pupazzi di neve) dice che
questo ragazzino vince la sua solitudine di teledipendente, sempre attaccato
allo schermo, scoprendo che la finestra di casa sua è una televisione molto
più vera e reale! Giuseppe: Sì.
Adesso purtroppo oltre che alla televisione c’è anche internet, dal quale si
può scaricare tantissime immagini che sono al di fuori della portata e del
cerchio esistenziale, dove vive il bambino… Antonella: … certo… Giuseppe: …
e il bambino si perde in queste immagini e non sa più che cosa gli compete e
che cosa no. Fatti e avvenimenti che succedono molto lontani gli vengono
proposti vicino a casa e vedendo queste cose da un lato prende paura e
dall’altro lato non sa più che cosa è vero e cosa è falso! Antonella: E un’altra cosa… Ho appunto letto in un altro suo racconto, questo contatto profondo con la natura, lei si rifà molto a questo. Per esempio c’è Luca nel suo racconto “Il fratellino” che rimane incantato guardando un bel cielo stellato! Giuseppe: Sî,
infatti tante volte ci dimentichiamo della natura. Nel terzo racconto “Il
gatto” sono partito dalla natura degli animali: l’animale fa parte della
natura, ed è un passo importante che ci fa comprendere di non essere soli e
ci fa vedere che anche gli animali di per sé agiscono conforme a una legge
divina, si può dire, no? Antonella: Sì… Giuseppe: … nel loro comportamento, essi hanno rispetto tra di loro, non ci attaccano… E, dagli animali, con il racconto “Il fratellino”, sono in seguito arrivato appunto a parlare del cielo. Le stelle sembrano così infinite, così lontane… Però se ci impadroniamo anche delle stelle, facendole nostre, nel senso di lasciarsene permeare e pensando che dalle stelle ci viene, si può dire, la forza di vivere, ci fa sentire profondamente, e a ragione, parte di questa creazione, che è una cosa bellissima. Antonella: Infatti, lei scrive signor Giuseppe: “Era infatti una notte chiara e dalla finestra si intravvedevano tante bellissime stelle. Luca si alzò e si avvicinò lentamente alla finestra… Aveva paura, ma sentiva nel cuore un grande coraggio che lo spingeva ad osservare il cielo e le stelle: ne rimase davvero affascinato!” E così, uno dei piccoli pensieri, scritti da Giuseppe Veronese, che ringrazio e ricordiamo il suo libro… Vuole farlo lei? Giuseppe: Sì, il libro “C’era una volta il Natale” è stato pubblicato da Armando Dadò editore. In conclusione, mi piace ricordare nuovamente “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, al quale mi sono ispirato e nel quale c’è scritto questo bellissimo pensiero: <<Ecco il mio segreto, è molto semplice: non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile ai nostri occhi>>. Buona serata! Antonella: Buona serata anche a lei! Giuseppe: Arrivederci! |
|