Tra il dire e il fare purtroppo c’è il mare (mp4, 3:19 minutes)
Sono un cretino
o un agnellino
a creder nel Vangelo
e al suo disgelo,
fiume di acqua viva,
carezza e brezza estiva?
Tra il dire e il fare
purtroppo c’è il mare.
Mare tenebroso,
nero e burrascoso.
Mare di parole
tra terra e il sole.
La mia barca a vela
nella ragnatela
del ragno nero,
Belzebù Lucifero,
si dimena sola,
nessuno mi consola?
Ho lanciato un’esca
e ho pescato una pesca.
La pesca era marcia
e mi è venuto mal di pancia.
Sono malato di mare
e mi vien da vomitare,
vomito o non vomito,
cogito o non cogito?
Cos’è la parola,
vomito o nuvola?
Esce dalla bocca,
poi in cielo scocca!
Sale come freccia,
come sasso picchia.
Sberla o carezza,
bufera o brezza?
Essa vien dal cuore,
sotto terra muore.
Terra, mare e cielo,
tra di loro un velo.
Carriole di terra
o barche di sera,
con la luna piena,
che tutto amena?
Dire cose inutili
o fare cose amabili?
Ognuno faccia ciò,
tutto il bene che può:
purtroppo si muore
se si falsa col cuore,
la Parola vera,
Gesù, che in noi spera,
lassù nel cielo
dietro il velo.
Essa è Dio che tutto crea,
ogni parola un’idea,
marea di energia,
verità, vita e via.
Tutto il bene vien da lassù,
chi inganna è Belzebù
con la sua marea nera
di parola non vera.
E i nostri cuori
poco in Dio sinceri
e molto adulatori
diventano neri.
Belzebù, ma chi è?
Egli il principe è
dei demoni neri
e dei cuori neri.
San Matteo lo scrive,
nel Vangelo che vive,
che scruta il cielo,
dietro il velo.
Dante dice il vero,
egli è Lucifero,
angelo crudele
e causa del male,
avversario di Dio
e del suo desio.
Albero cattivo
con frutto nocivo,
come la superbia
e la lussuria,
la vile avarizia,
l’infedele accidia,
l’ira omicida
e la gola avida,
l’invidia tenace,
e l’odio vorace,
causa di tristezza
e profonda amarezza.
Non volle adorarlo
si maledì da solo,
trascinando con sé
gli adulatori di sé,
nella rete gelata,
sotto il mare celata,
vinti dall’arcangelo
San Michele in cielo.
Cuore nero o cuore blu?
Per chi stai, decidi tu!
Per Belzebù o Gesù,
giù per terra o lassù?
In terra la morte,
in cielo la sorte,
perché in ogni parola
infondata si cela
la truce condanna
che il cuore inganna.
Chi non è con Gesù mio,
vero uomo e vero Dio,
non raccoglie frutto,
ma disperde tutto.
Gesù ci ha lasciato
un segno acclamato:
morì per noi e in terra
fu sepolto; chi afferra
la sua resurrezione,
può godere la sua azione
e da morte al cielo
con lui dietro il velo
di nuovo sarà in Dio,
Padre tuo e Padre mio.
Dal Padre e dal Figlio
vien lo Spirito di Dio,
con doni e virtù,
come una marea blu
colma di bei frutti
per te e per tutti!
Essi sono la pace
e la gioia verace,
la santa pazienza
e la benevolenza,
mitezza e bontà,
sincera fedeltà
e il dominio di sé,
l’amore di Gesù per te,
fiume di acqua viva,
carezza e brezza estiva.
Giuseppe Veronese